Inalpi: lavoro sinonimo di futuro

La storia di Inalpi, azienda con sede a Moretta (Cuneo), è basata da sempre sul concetto di famiglia, di attenzione alle esigenze degli altri, un lavoro svolto quotidianamente secondo valori buoni, giusti, sicuri. Valori che regolano l’operato di Inalpi anche in termini aziendali, gli stessi che la nostra società può e deve applicare ogni giorno anche nei confronti del territorio in cui opera. Attraverso la collaborazione con la Comunità Papa Giovanni XXIII, Inalpi crea un valore aggiunto per il futuro. Accogliere, ma soprattutto integrare uomini e donne che provengono da storie difficili, vuol dire dare una possibilità di avvenire a questi ragazzi. Vuol dire testimoniare, attraverso azioni concrete, la solidarietà verso gli altri, perché lavoro è sinonimo di futuro, ma è anche sinonimo di vita e dignità.

LA STORIA DI KADER

Kader è un ragazzo di 23 anni. Nel suo paese, la Costa d’Avorio, era uno studente brillante, intelligente e perspicace. Ma nel 2014 deve prendere una decisione difficile, la sua vita è in pericolo e comprende che l’unico modo per sopravvivere è scappare da una famiglia all’interno della quale era in pericolo. Inizia così la nuova vita di un ragazzo di 19 anni che, dopo aver trascorso qualche mese lavorando nel suo paese, decide di abbandonare tutto perché, come racconta lui stesso “io non volevo morire”. E in questa frase, sta la ragione più profonda che spinge un giovane a intraprendere un viaggio pericoloso e difficile. Racconta Kader – “Sono tante le ragioni per cui una persona si trova a dover decidere di fare questo viaggio, e per ognuno la motivazione è diversa. Tutti, come me, se non avessero avuto problemi, la guerra, la fame, il pericolo di morire, sarebbero rimasti nel proprio paese, dove ci sono gli amici, la famiglia, dove c’è tutta la vita. E’ più facile restare nel proprio paese, conosci tutto, vai a scuola, trovi un lavoro, nessuno ti chiede i documenti o ti chiede di rinnovare permessi. Ma certe volte devi scegliere, devi salvarti la vita, e allora la strada che devi prendere non è certo la più comoda ma è l’unica che hai a disposizione”. Kader raggiunge la Libia dopo essere passato per il Mali, e dopo 9 mesi in Algeria, per mettere da parte i soldi che servono a salire su un’imbarcazione che lo porti in Europa, e a dicembre del 2015 sbarca a Lampedusa. La Comunità Papa Giovanni XXII lo accoglie e Kader inizia la sua nuova vita nella comunità di Saluzzo. Inizia così un percorso di formazione. Kader è bravo, e dopo i normali corsi riesce ad ottenere la licenza di scuola secondaria di primo grado. Ma a questo ragazzo, dalla mente sveglia e dai pensieri profondi, non basta studiare, vuole essere utile, e lo fa svolgendo il servizio civile presso una casa famiglia di Piasco nel Cuneese, poi aiuta la Comunità nell’attività che viene svolta per cercare di strappare dalla strada le ragazze vittime di tratta costrette alla prostituzione. Dicono a Kader che un’azienda del territorio ha iniziato un progetto per l’inserimento di nuove risorse. Lui sa che un suo amico è già stato coinvolto nell’iniziativa e allora consegna il suo curriculum e poco tempo dopo si trova a varcare le porte dello stabilimento Inalpi di Moretta. “Quando sono arrivato le persone sono state tutte molto brave con me. Il primo giorno di lavoro sembrava che io fossi li da sempre, mi dicevano cosa fare, dove andare, proprio come se io fossi stato un loro collega da tanto tempo” – racconta Kader che poi aggiunge  – “per me la cosa più importante per integrarsi in un paese che non è il tuo è l’educazione. Se sei educato, se sei disponibile per gli altri riesci a creare un rapporto. Se una persona ha bisogno di me, io ci sono, e così so che se magari domani viene il mio turno e ho bisogno di qualcosa, posso contare sulle altre persone”.